La storia del caffè

La parola araba “qahwa” in origine, identificava una bevanda prodotta dal succo estratto da alcuni semi che veniva consumata come liquido rosso scuro, il quale, bevuto, provocava effetti eccitanti e stimolanti, tanto da essere utilizzato anche in qualità di medicinale.

Nel XV secolo la conoscenza della bevanda a base di caffè si estese fino a Damasco, al Cairo per arrivare infine ad Istanbul, dove il suo consumo avveniva nei luoghi d’incontro dell’epoca.

Per i suoi rapporti commerciali in Vicino Oriente, Venezia fu la prima a far uso del caffè in Italia, forse fin dal XVI secolo; ma le prime botteghe del caffè furono aperte solo nel 1645.
L’uso si andò poi via via generalizzando per crescere fino all’immenso consumo che se ne fa tuttora.

Nel Settecento ogni città d’Europa possedeva almeno un caffè. Il caffè iniziò ad essere coltivato in larga scala nelle colonie inglesi e in quelle olandesi (in Indonesia). La Compagnia olandese delle Indie Orientali cominciò a coltivare il caffè già nell’ultimo decennio del XVII secolo, presso Giava.
Nel 1720 Gabriel de Clieu, un ufficiale della marina francese, salpò alla volta dei Caraibi con due piantine di caffè di cui solo una sopravvisse arrivando alla colonia francese della Martinica. Da lì le piante si diffusero rapidamente in tutto il Centroamerica.
Nello stesso periodo gli olandesi trasportarono il caffè in un’altra loro colonia, il Suriname, da cui nel 1719 entrò nella Guiana Francese e da qui penetrò infine in Brasile, dove, nel 1727, vennero create le prime piantagioni.